Il XXII Congresso Nazionale AIPS 2018 – tenutosi a Mestre (VE) dal 25 al 27 maggio 2018 – si è concentrato sul tema del limite nello sport; nel farlo ha messo in luce come, in alcuni casi, i limiti rappresentino degli ostacoli che l’atleta è chiamato a superare; sfide da fronteggiare con coraggio dimostrando le proprie capacità. In altri casi altri, invece, i limiti indicano i confini che descrivono l’autentico potenziale dell’atleta e che chiedono d’essere accettati con umiltà, anche se questo significa riconoscere che può non bastare per vincere.
Muovendo da simili considerazioni, nel pomeriggio di venerdì 25 maggio, ha preso corpo un’intensa tavola rotonda a cui hanno partecipato Angelo Altieri, Giorgio Avola, Nicolò Campriani, Marco Guicciardi e Claudio Robazza. Il dibattito magistralmente guidato dal chair Prof. Luca Grion ha preso le mosse dall’esperienza degli atleti: di chi è ancora in attività e di chi, invece, ha già iniziato l’avventura del suo “secondo tempo” affrontando la sfida di ripensare se stesso una volta smessi i panni di atleta d’élite. Ad Avola e Campriani è stato chiesto, quindi, cosa abbiano imparato dall’esperienza del limite; quale lezione, utile anche per la vita, abbiano appreso sia dalle esperienze positive che da quelle negative.
Successivamente, il focus del dibattito si è concentrato sugli specifici “limiti di tempo” con cui deve confrontarsi l’atleta che, ancora in attività, voglia impegnarsi a costruire il proprio futuro, portando avanti un percorso di studi. Questa domanda ha dischiuso una più ampia riflessione sul tema della “dual career”, intesa non solo come seconda carriera che l’atleta deve intraprendere una volta conclusa l’attività agonistica, ma anche come doppia carriera – quella atletica e quella di studio – che chiede di trovare ragionevoli forme di convivenza durante la stagione agonistica. Questo, ovviamente, implica un fattivo sostegno da parte delle istituzioni sportive, alle quali viene richiesto di farsi carico non solo dei risultati sportivi dell’atleta, ma anche della sua crescita umana e personale. Tali considerazioni hanno sollecitato una riflessione sul senso dello sport e sulle priorità che devono strutturare l’azione delle istituzioni sportive, chiamate ad accompagnare la maturazione complessiva dell’atleta e non soltanto a massimizzare i risultati sul campo. Rispondendo a tali sollecitazioni Altieri ha richiamato il ruolo della politica e l’opportunità di condividere obiettivi e funzioni dello sport all’interno della nostra società. Accanto alla riflessione politico-istituzionale, la tavola rotonda ha inoltre esplorato gli aspetti psico-pedagogici dello sport, valorizzandone l’importanza in termini di crescita umana (prima che sportiva). Gli interventi di Altieri e Guicciardi hanno evidenziato, infatti, l’importanza di saper trasferire nella vita di ogni giorno quanto appreso nel contesto della competizione agonistica; un “travaso di competenze” per nulla scontato, ma preziosissimo nella misura in cui riesce a fornire ai giovani abilità emotive e relazionali fondamentali. È emersa così l’importanza della figura dello psicologo, chiamato ad accompagnare questo percorso di crescita dell’atleta nel difficile compito di comprendere come affrontare al meglio le sfide dell’attività agonistica e, al tempo stesso, come riconoscere quei limiti oltre i quali non è lecito andare, e coi quali bisogna maturare la capacità di far pace.